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IL CENSIMENTO E I DISABILI "DIMENTICATI"

di Marisa Melis

QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 22 novembre 2011

Il tempo vola, bisogna compilare il questionario ISTAT.

Sabato l'ho fatto per via telematica, dopo aver letto tutto.

Questa fotografia sulla popolazione mi ha lasciato alquanto sbigottita.

Si appureranno le realtà di questa società in quel dato giorno: quanti pensionati, studenti, casalinghe, disoccupati e inoccupati. Sarà noto quante persone abitano in casa di proprietà e quanti in altre situazioni.

Interessante spendere milioni di euro per montagne di moduli e mettere in moto un mostro nazionale capace di assorbire dati di 60 milioni di persone che, logicamente sono un enorme esborso di soldi pubblici.

Si abbracciano tutte le persone per fasce d'età, QUASI TUTTE mi vien da pensare.

In questo importante censimento mancano le domande che riguardano i disabili. Ancora una volta noto che questi nostri disabili per le menti eccelse che hanno studiato e formulato le domande del test, sono INVISIBILI.

Questo era il momento opportuno per conoscere veramente quanti sono i disabili in Italia, perché non hanno chiesto alle famiglie questi dati?

Dimenticanza? Non curanza? Menefreghismo? Il tutto mi sembra “volutamente” fatto apposta.

Quei dati che usciranno fuori non saranno attendibili al 100% perché un disabile che non può lavorare, non deve essere considerato un disoccupato!

Certo, non avendo dati certi, si potrà continuare a dare i numeri, se nel 2009 l'INPS nazionale (che veramente conosce la realtà) dichiarava che in Italia c’erano 2 milioni e settecentomila disabili, assurdo poi affermare nel 2010 che erano 5 milioni, a meno che un'epidemia di quelle tremende non abbia raddoppiato il numero degli stessi. Facendo così continueranno a sparare cifre a caso dicendo che l’Italia non decolla perché i disabili frenano la crescita succhiando risorse con le loro pensioni.

L’ISTAT: milioni di euro spesi a chiedere quanto tempo impiego per recarmi al lavoro, quanti water ho, la nazionalità dei rispettivi genitori e, non chiedi se nella famiglia c’è un disabile?

Sempre più fastidiosamente notiamo che questa società o chi la rappresenta, mal digerisce la presenza dei disabili, sono il freno a mano di questa Italia che non può decollare perché queste persone costano ed allora, ci si dimentica sempre “volutamente” di aggiornare il nomenclatore tariffario degli ausili, di dare i sostegni scolastici giusti, le riabilitazioni in numero giusto per poter riabilitare i disabili.

Non pretenderemo che rimodulino i fogli ISTAT per aver dimenticano i disabili?

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